venerdì 23 novembre 2012

Moda sostenibile, Greenpeace, Zara e Skunkfunk


Prendiamo spunto dal rapporto di Greenpeace  “Toxic threads-The Fashion big stitch-up”, redatto per la campagna Detox e pubblicato in questi giorni, che mette in evidenza come un’altissima percentuale di prodotti di abbigliamento in commercio contenga sostanze tossiche nocive per l’uomo e l’ambiente, per riflettere sull'argomento e per parlavi, invece, di un marchio "green" che potete trovare da VIAVAI, il basco Skunkfunk.

Il rapporto, che potete trovare nel link sottostante, è un’indagine internazionale sui capi d’abbigliamento di 20 catene di moda famose nel mondo (ZARA, Benetton, Jack & Jones, Only, Vero Moda, Blažek, C&A, Diesel, Esprit, Gap, Armani, H & M, Levi, Victoria 's Secret, Mango, Marks & Spencer, Metersbonwe, Calvin Klein, Tommy Hilfiger e Vancl), e dichiara che su un'alta percentuale dei capi analizzati sono state rilevate tracce di sostanze pericolose.
http://www.greenpeace.org/italy/Global/italy/report/2012/inquinamento/Toxic%20Threads%20report.pdf


Alchilfenoli, ftalati e nonilfenoli etossilati sono le sostanze trovate da Greenpeace nei vestiti; esse possono alterare il sistema ormonale dell’uomo e, in alcuni casi, se rilasciate nell’ambiente, possono diventare cancerogene. L’inquinamento che ne deriva avviene non solo in fase di produzione, attraverso l’impiego di coloranti e agenti chimici tossici, pericolosamente rilasciati nelle acque e nell’ambiente circostante, ma anche tramite il successivo utilizzo dei capi, durante il lavaggio domestico e lo scarto finale. Ciò comporta l’esposizione diretta dei consumatori a questi elementi nocivi e l’introduzione degli stessi nella catena alimentare.
L’avvelenamento da moda è poi favorito dalla delocalizzazione delle sedi di produzione, per lo più dislocate in Paesi come India, Bangladesh, Cina, dove la manodopera è a basso prezzo, e in cui la legislazione sull’ambiente è meno stringente. Questo non è una novità, infatti, solo in Cina, il più grande fornitore di manufatti tessili anche per le grandi firme occidentali, un terzo della popolazione non ha accesso all’acqua potabile e l’industria tessile è una delle principali cause di inquinamento.
 
Greenpeace nella sua campagna invita dunque a far pressione sulle aziende della moda affinché convertano la loro filiera produttiva a standard “puliti” e sicuri. E in particolare, lancia una petizione che tutti possono firmare verso Zara, il più grande rivenditore al mondo di capi d'abbigliamento che per ora resta in silenzio (mentre altri brand come H&M e Marks&Spencer si sono già impegnati a ripulire la propria filiera produttiva dalle sostanze tossiche) qui http://www.greenpeace.org/italy/zara/

Dall'altro lato vogliamo parlarvi di alcuni dei nostri prodotti "green" e di uno dei nostri marchi preferiti, Skunkfunk. 

Skunkfunk, marchio basco di abbigliamento e accessori, nato a fine anni '90, ora produce ed esporta in tutto il mondo. Anche loro producono nel far east del mondo ma lo fanno secondo tecniche innovative e principi che rispettano l'ambiente. Hanno fatto della sostenibilità un elemento fondamentale che doveva essere integrato lungo l'azienda e tutti i suoi processi e diventare parte del core business per poter avere successo. 
Sostenibilità per Skunkfunk è: 
- progettazione di capi multifunzionali e durevoli nel tempo 
- utilizzo di nuove fibre (lyocell, bambù, cotone organico) o di fibre e materiali riciclati (il poliestere riciclato ad esempio per le imbottiture di piumini e giacconi)
- trasporto effettuato via mare per ridurre le emissioni di Co2
- utilizzo di imballaggi e packaging biodegradabili o riciclabili
- trasparenza e informazioni sulla filiera produttiva e nei rapporti con il consumatore
- studio e ricerca delle nuove frontiere della moda sostenibile 




Nessun commento:

Posta un commento